Composizione terza
Tutta la prima fase dei lavori, fino all'arrivo dell'acqua nella città di Livorno nel 1816, è descritta in un tono meno drammatico, sottolineando comunque anche qui l'arroganza del Poccianti e le difficoltà dei lavoratori e della popolazione che ha subito la costruzione dell'opera.
Questi versi sono certamente opera di un addetto ai lavori, (come si evince dalla VI strofa) certamente non soddisfatto della situazione.
COMPOSIZIONE TERZA Doppo vent’anni di lavorazione e stato dato fine al acquidotto del Ingegner Salvetti fu invenzione fece il disegno e ci faticò molto di vederlo finito avea intenzione pose gran gente ad occupare il posto ma si mostrò per lui ingrata la sorte che al improvviso lo colpì la morte Fu necessario fare altre risorte cercare altri Ingegneri in questa parte sopra il Sig. Pasquale cadde la sorte Casa Puccianti istruito nel arte visitava i lavori giorno e notte ed in particolar le Maestranze se del arte non eran ben dotati gli atterriva con gl’ urli e coi sagrati Propose questo due subordinati Francesco e Gaetan giovin puliti questi nelle virtù son ben dotati e di tal profession bene istruiti furon dal Ingegniere richiamati del istruzioni sue son premuniti andate e fate la mia obbedienza avvertite non farmi violenza Comparivano questi alla presenza regolavano il tutto in buon usanza ed ognuno rendevali obbedienza ed in particolar la Maestranza se qualcheduno per inavvertenza sapean compatirlo con creanza comandavano si severamente ch’erano obbediti dalla gente Casa Bellucci so che è eccellente l’ho sperimentato volte tante il trattato suo molto e prudente distingue il dotto ossia l’igniorante con il Sig. re Gaetan l’altro assistente delle fatiche ne han sofferte tante in quest’affare han faticato molto han saputo guidar la nave al porto Sig. re Franco lei mi dia conforto sa che anch’io tengo il libbro aperto per la Zienda ho faticato molto di mie fatiche sono allo scoperto alla Comune farà il mio rapporto della sua protezion quasi son certo e se per grazia sua sarò pagato fino a ch’io vivo li sarò obbligato Il popol di Livorno e contentato per noi e stato un cattivo partito io sento lamentarsi in ogni lato la miseria che ha tolto l’appetito credo che causa sia stato il peccato e certo ogniuno a vedersi pentito preghiamo l’alto Iddio che ci soccorra o si và dietro a Sodoma e Gomorra il nostro cibo e il porro e la cipolla dice il Tedesco e tù paesan parla pare che io canti e di piangere ho voglia vola la mente mia come farfalla di fare i versi ho perduto la voglia con quest’ottava voglio terminarla chi voi sapere come la e andata leggerà la Camorra sfortunata In che misero stato si ritrova camorra bella che prima godeva i favori del Cielo ora ne prova i rigori più fieri che in se chiudeva li converrà pigliare il male a prova a una disgrazia tale mai non credeva gli han taglio l’acqua non può macinare il braccio regio fa cosa li pare Di tanti bell’arnesi che voi fare gettali tutti nella Morra a noto oppure un grosso fascio farne fare portali a Montenero e farne un voto dieci fabbriche tue farle franare macine ventidue getta in un botro i bei legnami posti in costruzioni ci coveranno in tutti i formiconi |
P.Poccianti. Sistemazione dell'acquedotto in località "La Castellaccia" (1812 - 1816). Interessa il tratto scosceso che precede l'arcata di attraversamento del Botro di Ceppeto o della Castellaccia.
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